Un tributo per Roberto Argano

GRANDI UOMINI

Un vero dispiacere dover scrivere che Roberto Argano è morto. Mi fa addiruttura rabbia mettere insieme un tributo per lui, per ricordate un grande uomo. Scritti e immagini che lui non potrà vedere.

Roberto è stato per me fratello di una vita e per tanti di noi maestro, mentore e buon amico. E’ morto a ottantadue anni ma con tutta la sua cultura, la sua verve e la sua umanità. Rarissime sono le sue fotografie, uso questa che lo mostra nel vigore di tutta la sua maturità, direi quasi giovinezza. Ne parleremo sicuramente tutti insieme, spero, proprio in quell’aula Pasquini, a Sapienza, dove le sue lezioni di zoologia, traboccavano di studenti seduti ovunque anche sugli scalini o in piedi. Ed erano alle otto di mattina!

Le sue parole, con il suo felice argomentare di grande comunicatore, hanno dato un senso e hanno indirizzato la via a un gran numero di quei giovani che oggi fanno ricerca naturalistica e biologica in moltissime istituzioni italiane e straniere o che lavorano per la cultura della natura.

Il suo più grande pregio? Trasmettere a tutti passione per gli stupefacenti fatti dell’evoluzione della vita, ma io mi fermo qui e lascio spazio a chi vuole ricordarlo su questa pagina.



Elenco qui di seguito, in successione, tutto quello che è stato già pubblicato sui social ma chiunque ne senta la necessità può scrivere in totale libertà sui commenti alla fine di questo post.


Omar Rota-Stabelli

i miei primi innamoramenti zoologici sul suo libro (e con le lezioni di Giulio Melone).


Daniele Cicuzza

Ero io quello in piedi, in alto nell’aula Pasquini. Ammirato sempre dalle sue stupende lezioni. Che triste notizia


Alessandra Sperduti

Un grande maestro


Guendalina Pratesi

Ciao Roberto grande uomo e grandissimo amico !


Enrico Leonardi

Grande perdita di un uomo eccezionale ed una fonte di passioni. Ciao Roberto, ci mancherai.


Rosanna Genovese Vomero

IL 22 NOVEMBRE non è morto solo Roberto ma anche una parte di me . Lo avevo conosciuto a 16 anni e quindi ho avuto la grande opportunità di poter godere per tanti anni della sua compagnia. Con lui se ne va un uomo non comune ma una persona dotata di grande cultura ma soprattutto una persona dotata di umanità e grande sensibilità, lui con uno sguardo riusciva a capire se in te c’era qualcosa che non andava e riusciva con la sua parola e con il suo sorriso a farti comprendere che lui c”era per te e che tu potevi contare su di lui. Mi mancherai moltissimo Roberto in tutti i giorni della mia vita


Damiano Joao Luchetti

Quante volte mi sono sentito trapassato da quello sguardo. Ti leggeva dentro e trovava sempre le parole giuste per aiutarti!


Carla Corazza

Davvero un grande uomo, grande intelligenza, grande cultura e grande sensibilità. E tanta garbatissima ironia ed autoironia: non mi offendevo mai quando mi prendeva in giro, ridevo tanto. Non dimenticherò mai “l’aiuola azoica”, cioè il modo in cui lui definì uno dei più “grandi” boschi rimasti dalle nostre padane parti.


Bruno Zava

Grande Maestro ed Amico!


Donatella Scotti

Amico e mito di tutta la mia vita : dalle prime lezioni nel 1971 à L’Aquila all’ultimo incontro a casa mia due anni fa intorno ad un caffè. Mi mancherai per sempre.


Isabella Pratesi

Addio ad un professore di grande simpatia ironia ed umanità. Ci mancherà tantissimo.


Daniela Freggi

come lo ha raccontato bene, ogni parola così ben adatta alla immensa personalità di un grande uomo sempre sorridente e disponibile… faccio parte di quei giovani che seduti sugli scalini si innamoravano della natura grazie alle parole di un Prof incredibile! Siamo in tanti a portarlo nel cuore e a far si che lui ci sia e sarà sempre! Da oltre 40 anni anche in Italia le tartarughe marine sono entrate nel mondo accademico: la porta venne aperta dal Prof. ROBERTO ARGANO, che insegnava Zoologia presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università “La Sapienza” di Roma. In tanti dobbiamo a lui la passione, la determinazione e l’amore per queste creature così misteriose e magiche! Vola alto, Prof. Argano, continuando a cercare e trovare risposte ai misteri di questo meraviglioso mondo animale. Con infinita riconoscenza per quello che ci hai dato!


Roberto Nistri

Un grande studioso, una persona simpatica, gentile e sempre disponibile, con cui era un piacere parlare, e a cui devo veramente moltissimo. E non solo perchè è stato il relatore della mia tesi. Ciao Roberto.


Pippo Cappellano

Mi dispiace tantissimo, abbiamo più volte lavorato insieme e lo ricordo con affetto!


Serena Cecchetti

Che dispiacere!!! 😢 Ricordo benissimo le sue lezioni, la gita a Manziana, le esercitazioni…un professore, ma soprattutto un uomo eccezionale!


Paolo Cottarelli

Lo ricordo così come in foto, sorridente e scherzoso,ero un bambino e mi sembrava un gigante buono.


Carlo Jacomini

Fu il fautore di quello che oggi sembra banale, lottando contro tutto e contro tutti, sempre col sorriso sulle labbra. Tanti anni passati assieme, sulle spiagge del sud o sui fiumi a monitorare l’ambiente … sarà con noi ogni uscita, ogni esplorazione, ogni monitoraggio, a fare le pulci ai rapporti e agli articoli, con sagacia e profonda ironia! Anche io nonostante abbia perduto nell’incendio tutti i nostri lavori, gli sarò riconoscente.


Loredana Marinello

Caro maestro, ti porterò sempre nel mio cuore


Bruno Cignini

Ciao Roberto, per me sei stato prima un maestro e poi un amico … a questa inattesa e tristissima notizia oggi mi si stringe veramente forte il cuore …


Rosanna Casciani

Ciao Roberto grata di averti conosciuto. Dai tuoi occhi e dal tuo sorriso trasparivano profonda umanità ironia e immensa intelligenza anche interiore. Oggi con grande tristezza ricordo momenti piacevoli trascorsi insieme ai nostri comuni amici Vincenzo e Rosanna. Voglio ricordarti nel tuo Dipartimento dove tanti giovani si formarono e fecero ingresso nel fantastico mondo scientifico. Ti porterò sempre nel cuore.


Stefania Biscardi

Un uomo immenso. Un affetto importante. “VITA” questo è stato Roberto per me e per molti altri. Grazie Professore splendido.


Teresa Di Micco de Santo

Roberto, una grande umanità, intellettuale e affettiva. Mi manca e mancherà per sempre, anche perché c’era ancora tanto da scambiarci. Tutto quello che ho imparato da lui resta nel cuore e lo conservo gelosamente. A Michela il mio pensiero più affettuoso.


Enrico Calvario

Caro Roberto, devo solo dirti grazie perché grazie a te, alla tua capacità di far innamorare della natura, dei meccanismi dell’evoluzione, mi hai offerto una diversa prospettiva di vita. Ti sono infinitamente grato. Sei una delle persone più importanti nel determinare il mio percorso di vita.


Elisabetta Visalberghi

Anche chi non lo ha avuto come professore, come me, lo adorava. Un grande uomo.


Romolo Fochetti

Maestro, mentore, guida, amico


Scilla Sonnino

È un grande onore e piacere averlo conosciuto, aver assistito a sue lezioni anche se non era il mio prof, aver lavorato al suo progetto sulle tartarughe marine, per un po’… Luigi Boitani diceva che Roberto era l’unico ad aver detto subito di sì alla proposta, di Luigi, di mettere le pagelle I docenti fatte dagli studenti. “E ci credo”, aggiungeva, “gli studenti lo adorano!”. Grazie, prof


Paolo Cottarelli

Lo ricordo così come in foto, sorridente e scherzoso,ero un bambino e mi sembrava un gigante buono.


Patrizia Marchetti

Il mio adorato Prof di Zoologia…coltissimo, brillante, spiritoso, affabile…le sue lezioni erano un’immersione totale nel piacere della conoscenza…passava con grande disinvoltura e nonchalance dal salmone norvegese a Victor Hugo o alle bianche scogliere di Dover…sorprendendoci sempre. Indimenticabile.


Giuseppina Scano

Quando faceva lezione c’era un silenzio assoluto, tutti affascinati. Un maestro di scienza e di vita


Arianna Fulvo

Un pezzo di storia della zoologia se ne va…tanto di quello che sono nell’ anima e nella vita lo devo a lui. Non un professore..ma IL PROFESSORE!!.. Buon viaggio Argano

Caro professore, avevo 14 anni era il 1984 quando per caso ti vidi per la prima volta in televisione che parlavi di tartarughe..e ascoltandoti lì decisi che da grande avrei fatto la biologa… Quando mi sono iscritta all università emozionatissima ti sono venuta a cercare.. ma tu mi hai detto che era troppo presto.. quando finalmente arrivò il momento giusto tu insegnavi nell’altro canale!! ..ma non ho mollato ..facendomi coraggio sono venuta a chiederti di poter cambiare canale per “problemi famigliari” ….. e così.. cominciò tutto… Così devo a te gli anni più belli della mia vita… gli anni della scoperta della scienza..cercando le risposte a tutti quei perché che fin da piccola assillavano la mia testa .. gli anni della scoperta di me stessa.. cercando di capire chi avrei voluto essere e soprattutto dove potevo andare. Le lezioni alle 8 di mattina… seduti ovunque per ascoltare le lezioni più belle del mondo. Le infinite sbobinature successive . I laboratori a cielo aperto…in mezzo al fango nelle pozze..negli stagni… al mare.. ovunque ci fosse vita… Quanti ricordi ..quante emozioni..quante cose apprese..ti ascoltavo estasiata cercando di rimanere a galla in quel fiume di cultura che sgorgava dalla tua bocca .. mangiando pecorino e pere su monte a Tivoli cercando ragni. Giornate interminabili a lavorare nella tua stanza sotto al microscopio…cercando di DETERMINARE un mondo sconosciuto che mi emozionava…con l odore di alcol che mi stordiva. Mi hai messo gli occhiali della cultura. Spero che mia figlia possa incontrare nel suo cammino un professore come te. Ho sempre pensato che fossi immortale. Oggi ho capito che lo sei davvero. Buon viaggio professore…


Papik Genovesi 

Ho saputo ora che se ne è andato oggi Roberto Argano, amico, straordinario zoologo, mitico professore di zoologia all’Università La Sapienza di Roma. Qui in prima fila, in una foto del 1989, fatta da Marco Oliverio sul terrazzo dell’Istituto di zoologia, su viale Università. Un abbraccio Roberto.


Stefania Biscardi

Ciao prof. Grazie per la passione, la vita e per il tuo immenso carisma, frutto di fascino, intelligenza, cultura e generosità, che hai condiviso con tuttə noi. Io poi ti ringrazio per la “sorella” che ho la fortuna di amare (Teresa Di Miccode Santo) per Michela, Enrico Calvario, Massimiliano Di Giovanni, Maurizio, Alessio e tantə altrə ma soprattutto per l’onore che mi hai concesso di essere tra le persone “vicine”…forse mi illudo ma questo privilegio me lo tengo stretto! E soprattutto grazie per l’àncora che ti ho chiesto e che mi hai offerto…sei parte indissolubile della mia vita. Grazie Roberto Argano!


Marco Musiani

Tanti anni fa, Roberto era il mio Prof. di “Zoologia” (sì, sì: il primo corso di zoologia, quello che in teoria dovrebbe comprendere tutti gli animali). Mi interrogò prima Oliverio, come da prassi; poi conferì con Roberto, il quale si avvicinò al mio banco per completare l’interrogazione. Era d’umore eccellente, scherzoso nella prossemica (body language, diremmo ora) e nel tono della voce. Roberto mi chiese una cosa che onestamente non ricordo. Poi, immagino contento della mia risposta precedente, mi chiese di identificare un animale dal suo scheletro (un echinoderma echinoideo irregolare, come da mia lezione di Venerdì scorso). Ebbi il panico: quella parte non la avevo proprio studiata. E allora lui disse: “beh, cerchiamo di arrivarci con la logica: è un animale veloce o lento?”. Ed io stupidamente risposi: “veloce”. E lui: “beh, sì, immagino che si possa muovere anche velocemente”, e mimò come forse un tale animale potrebbe, ipoteticamente, muoversi anche celermente (una deambulazione al limite del paradossale). Gli zoologi che leggono questo messaggio staranno sorridendo a modo loro, conoscendo questi animali e le peripezie di Roberto per tirare fuori da uno studente, come dagli altri, una conversazione intelligente, nonostante le illogicità caratteristiche degli studenti molto giovani. Gli altri forse da questa storia ne evinceranno in lui umorismo, gioco, creatività, flessibilità mentale, intelligenza profonda e conoscenza vera.


Messaggio di Marco Oliverio ai Soci dell’Unione Zoologica Italiana

Cari Soci, mercoledì scorso, 22 novembre, se n’è andato, un po’ all’improvviso, Roberto Argano, Zoologo, a lungo socio attivo del nostro sodalizio. Biologo e naturalista di primissimo ordine, specialista di crostacei isopodi, era conoscitore profondo della Zoologia tutta, potendosi permettere di disquisire con i rispettivi specialisti, di solenociti degli anellidi o dell’origine mesodermica dei muscoli delle idromeduse, dell’apparato boccale degli embiotteri o dell’ecologia comportamentale degli scorpioni, della posizione filogenetica dei remipedia o della biogeografia dei pletodontidi. I suoi racconti dell’epopea delle campagne di raccolta in giro per il mondo, hanno affascinato i suoi allievi: quella verve esplorativa e avventurosa (le grotte in Messico, le isolette sperdute delle filippine, Socotra….) era solo apparentemente di stampo ottocentesco, mentre era in realtà rivolta al futuro con la raccolta di campioni che sarebbero poi stati usati in genetica di popolazioni e filogenetica molecolare, per rispondere a domande di biologia evoluzionistica modernissime. Ma il lascito che Roberto lascia più chiaro è certamente rappresentato dal segno indelebile che ha sempre inciso, profondo, in chiunque ascoltasse anche solo una delle sue lezioni di Zoologia. Generazioni di studenti di biologia che hanno assistito ai suoi corsi hanno subito travolgente il fascino di un talento innato per la didattica e la comunicazione, coltivato costantemente, e nutrito da un’avidità continua per il sapere, la conoscenza, la cultura tutta. Ha sentito la responsabilità individuale e sociale del ruolo di ‘Professore’, in maniera profonda, e non solo in università: è sempre stato attore importante di corsi di formazione per insegnanti delle scuole primaria e secondaria. Questo senso di responsabilità, per il privilegio di un ‘mestiere’, quello dello zoologo, che lui chiamava la sua meravigliosa avventura di vita, appartenga a tutti quelli che restano, soprattutto ai più giovani.


Alessandro Falchetti

Ciao Michela, non sai quanto mi dispiace di aver perso un così importante amico, famigliare e attore di tanti momenti indimenticabili della mia infanzia. Sapessi con quanta impazienza aspettavo il vostro arrivo sulla Peugeot 205 bianca con la viennetta a colpo sicuro quando eravate a cena da noi, e quanto ancora penso ai momenti per me magici a Tarano a cercare i fossili o ad alzare le pietre per gli scorpioni (almeno così me li ricordo) e a fare il fuoco o a travasare il vino in quella casa di campagna che resta nei miei ricordi come un luogo di infinita felicità e curiosità. Più grande mi ricordo del fascino per quest’amico che conosceva tutte le bestiole immaginabili ovunque, che piacere di approfittare ogni tanto di quel sapere infinito. Da quanto mi ha potuto raccontare mamma mi sembra di aver capito che in seguito ad una caduta ha avuto un ematoma sottodurale. Se è così non capisco proprio perché è stato dimesso senza essere operato. Avrei avuto tanto piacere a rivedervi presto insieme alla mia famiglia. Ci vedremo noi e ci ricorderemo insieme di tanti altri momenti che un semplice messaggio sul telefono non basta ad evocare. Se possiamo sentirci nei prossimi giorni sarei molto contento nonostante sia un momento di profondo dispiacere per tutti. La famiglia ti abbraccia forte e pensiamo tanto a Roberto .


Augusto Scirocchi

Con dolore e tristezza leggo solo ora di Roberto, il mio amico dai tempi del liceo che non c’è più. E’ una parte della mia vita che se ne va. Una lunga amicizia di grandi intese di condivisioni e di affetto reciproco anche nei momenti difficili. Si pensa che ci sia ancora tempo e poi ci si trova con la clessidra vuota a dire mi dispiace mi dispiace tanto.


Valerio Sbordoni, messaggio ai soci del Circolo speleologico Romano


Maurizio Mei ……. lo stato di noi che restiamo


Le specializzazioni settoriali e la frammentazione amministrativa rendono a volte sfumato il concetto di “Zoologia”. Certamente il panorama è molto cambiato negli ultimi trenta anni, e come sempre la direzione dei cambiamento storici è abbastanza difficile da percepire a corto raggio. Roberto Argano ha vissuto in prima persona la transizione da una zoologia generale a una zoologia particolare, come docente e come ricercatore, e ha quindi una percezione di questa trasformazione più completa e tangibile di chi questo treno l’ha preso già in corsa. Lasciamo a questa sua intervista il compito di rappresentare una sorta di prefazione al contesto della zoologia italiana, un punto di partenza e di sintesi, su cui magari iniziare a ragionare.

Cosa vuol dire oggi “zoologia”, in termini culturali e in termini amministrativi?

Anticipiamo il fatto che io vengo da molto lontano, tanto che sto uscendo gradatamente e serenamente (stante l’inappetibile polpettone dell’Università che viviamo) dal mondo accademico per raggiunti limiti d’età, per esprimermi con il legislatore. Vengo, immagino come tutti i biologi miei coetanei, da un corso di laurea in Biologia in cui mancava un corso di genetica, di ecologia, di biologia molecolare. L’essenza di queste discipline (biologia molecolare era assolutamente agli albori, un breve capitolo della biochimica) per me studente erano comprese in un pastrocchione di corso che si chiamava Biologia Generale. Vengo da un Corso di Laurea in Biologia in cui la disciplina “Zoologia” come anche, per bieca simmetria, “Botanica”, era trattata in un corso che durava due interi anni accademici con un unico esame finale, una vera bastonata. Va precisato che non ci si aspettava una progressiva maturazione culturale dello studente: il corso era unico, quindi in aula c’erano studenti che avevano preso contatto con la zoologia all’inizio, l’anno precedente, con le inevitabili citazioni sull’importanza della materia e l’introduzione ai protozoi, e, insieme, studenti neoiscritti che iniziavano quando il programma delle lezioni era già vecchio di un anno, già trattava, per dare un’idea, dei molluschi. Per essere più chiari non ci si aspettava che gli studenti che avevano sulle spalle un anno di corso disponessero di un vocabolario, di concetti, di una visione d’insieme, diversi da quelli delle matricole. Era sostanzialmente un insegnamento senza qualità, solo quantitativo. Questa mancanza di percezione della zoologia come momento di maturazione culturale, come tassello rilevante dell’interpretazione complessiva del mondo, ha contribuito a ghettizzare la disciplina, non solo nella visione generica del solito “uomo della strada”, ma all’interno delle stesso universo dei biologi e, per assurdo, all’interno, a volte, dello stesso gruppo di docenti universitari che tenevano corsi di zoologia. La zoologia non era che la classificazione degli animali, un noioso e insulso esercizio.
All’epoca di questo mio inizio di formazione mi trovavo nella inevitabile, per motivi anagrafici, fase rivoluzionaria della mia ontogenesi. Quello che ho descritto è stato il punto di partenza da cui ho cercato di allontanarmi il più possibile in tutti questi anni. Tanto per dire, già alla fine della seconda lezione, ancora oggi, dopo le opportune spiegazioni, ho l’abitudine di dire una frase del tipo “queste forme bentoniche sessili di ambiente astatico hanno, nel loro ciclo, una inevitabile fase criptobiotica”, per dare subito un’idea, con la classica presunzione gratuita del docente, che uno zoologo ha una sua lingua esclusiva e che per superare un esame di zoologia non serve avere una memoria di ferro, ma aver acquisito un linguaggio particolare, lo zoologichese, e disporre di concetti propri di una specifica cultura biologica. Basta un aggettivo sbagliato per guidarmi verso i punti di ignoranza dell’esaminando. Alla fine del corso ipotizzo, ma resta pura fantasia, che il giovane, oltre ad aver rinnovato gran parte delle sue cellule somatiche, possa guardare il mondo vivente, e le sue stesse personali prospettive culturali, in modo del tutto diverso.

Che vuol dire oggi zoologia? Rimanendo all’aspetto formativo, dirò una banalità: la zoologia, come tutte le discipline di qualsiasi settore del mondo della cultura, è una disciplina di sintesi, assorbe, si gonfia, cresce e si modifica grazie a tutto quello che succede continuamente di nuovo, senza mai un momento di tregua. Freud, Marx, Darwin, Monet, Mendeleev, Tolstoj diedero a tutta la cultura della seconda metà dell’800, e quindi alla zoologia, un gran pugno modificandone i connotati. Modificando i connotati della visione del mondo. Limitatamente, però, ad una élite intellettuale in grado, soprattutto per nascita, di vivere il proprio secolo. In quest’ottica, la zoologia che ho conosciuto agli inizi rientrava ancora in un contesto di università elitaria, la famosa torre d’avorio al di sopra dei giudizi. Ma, proprio in quegli anni, l’università cominciava a prendere parte all’universale esigenza di riscatto, a diventare pensata per la gente, si diceva “di massa”. Il che probabilmente mi ha permesso di avere un mio spazio. C’era l’esigenza, in tutti, non solo in un settore della società, di allontanarsi dall’evento più drammatico della storia dell’uomo, la seconda Grande Guerra, di riscoprirsi al centro di un mondo nuovo. E’ stato un periodo molto bello, ricchissimo di grandi porte che si spalancavano su luminose prospettive.
In questi giorni c’è una pubblicità, tutto intorno alla città universitaria, di una Università Informatica, lodata dal premier, che ha come motto “sapere per vincere”. Cultura? Il nuovo millennio sembra l’inizio di un “medioevo prossimo venturo”, per citare uno scrittore di fantascienza. Nel periodo che ho vissuto si diceva sapere per vivere, tutti ne hanno diritto. Sapere per vincere è invece la ricerca di una strategia contro, contro tutto. Non mi pare una gran prospettiva questa nuova visione del mondo che poggia sulla competizione come fine a se stessa, sulla paura di non farcela, sull’uso spesso acritico di una eccessiva tecnologia, su una dinamicità che poco ha a che fare con il nostro essere organismi, e quindi legati a tempi biologici.

Quando e come è cominciato un cambiamento specialistico decisivo nel panorama zoologico?

Avendo avuto la fortuna di vivere proprio nel periodo in cui si spalancavano le grandi porte sulle luminose prospettive di cui sopra, ho avuto modo di partecipare il tempo di mezzo. Ho vissuto l’esperienza ottocentesca della scoperta sul campo, frugando nelle viscere della terra o nell’intrico delle foreste, nell’accecante vastità dei deserti o nella cieca oscurità dei fondali marini, disponendo però di strumenti che, benché ancora nuovissimi, davano risposte sempre più rassicuranti sul perché del dove, del quando, del come. La tettonica a zolle chiariva il dove degli animali, si immaginavano, senza sforzo di fantasia perchè si poggiava su dati solidi, le grandi zattere continentali che vagavano con i loro equipaggi biologici o si frammentavano, creando nuovi itinerari per il fluire della storia della vita. La messa a punto di tecniche biochimiche sempre più abbordabili anche per un non biochimico, cominciavano a tracciare nuovi e più precisi limiti del concetto di specie, dei rapporti filogenetici, dei tempi di accumulo della variabilità genetica. Eppoi, inesorabile, il computer, con algoritmi sempre più potenti, in grado di tentare l’impossibile, di svelare tutte le potenziali correlazioni che esistono tra i numeri, di trasformare in numeri confrontabili quelle che in passato erano convinzioni basate su impressioni. Tutte queste cose insieme sono entrate nel modo di intendere di uno zoologo come in quelo di gran parte dei biologi.

Cosa si è perso di importante nel passaggio, e quali sono stati invece i vantaggi?

Non so se il piacere di capire si sia perso nel passaggio o sia frutto di un più generale atteggiamento della nostra epoca più recente, ma è quello che secondo me, almeno in parte, si è perso. Mi pare ci sia molta più gente che “pubblica bene”, indipendentemente dal fatto che consideri quello che ha scritto di un qualche interesse per sé (a parte i suoi problemi di carriera) e per gli altri. Tolti questi casi, che ho l’impressione siano diventati più numerosi che in passato, non si è perso niente, il rischio c’è, ma non siamo ancora sull’orlo del baratro.
La zoologia, come cita un aggiornamento dell’Enciclopedia Treccani (autocitazione), studia la dinamica della diversità animale.  Diversità che va conosciuta, è alla base del sapere. Non c’è disciplina, dalla storia dell’arte al gossip, che non faccia capo ad una serie di informazioni di base (organizzate in capitoli di libro, rubriche di giornale, settori programmatici, in una qualsiasi struttura classificatoria) su cui poggia il logos, la discussione, lo studio. La zoologia ha la diversità. Il livello di conoscenza della diversità dovrebbe andare da un’idea sui piani organizzativi dei principali modelli animali di cui dovrebbe disporre il cosiddetto uomo della strada (dall’artigiano all’intellettuale), alla spettacolare monografia dei Tachinidi italiani (una famiglia di Insetti Ditteri) che Pierfilippo Cerretti, entomologo di lusso, ha prodotto in questi giorni. Quello che dovrebbe accomunare questi due limiti estremi di conoscenza della diversità, la conoscenza elementare e l’alto grado di specializzazione, è il concetto di dinamica, dinamica della diversità, il logos della disciplina che la qualifica culturalmente. Dinamica adattativa quotidiana, negli infiniti contesti ambientali in cui si realizza, e dinamica nel tempo, evoluzione. In un passato non lontano l’Italia si trovava ad un ottimo livello internazionale come numero e qualità di specialisti in sistematica. Strutture importanti, come, ad esempio, la Stazione Zoologica di Napoli per la zoologia del mare, quella di Pallanza per le acque dolci, le varie sedi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Enea, delle Università, erano la culla del logos dove, sia a livello squisitamente teorico sperimentale, sia a livello strettamente applicativo, questo alieno mentale, il sapere, viveva e si alimentava di idee e di fatti. Poi c’è stato una specie di silenzioso bombardamento, tutto ciò si è perso, la tecnologia commerciale è diventata l’unica stella su cui fa rotta  l’intelligenza umana, il sotterraneo “ma a che serve” dei poveri di spirito di una volta è diventato un’impellente esigenza di risposta di una società annoiata e spaventata. Si è perso il piacere di capire. Ma ancora si lavora e si può fare molto, la tecnologia aiuta moltissimo, le nuove idee da cui è cominciato il cambiamento, di cui si parlava prima, sono diventate quotidiano, personalmente faccio fatica a partecipare la potenzialità della biologia, e quindi della zoologia, contemporanea. C’è ancora gente meravigliosa, qualcuno abbacinato dal miracolo del volo di una mosca e in grado di farne scienza. Ma c’è molta più gente che non si è avvicinata, o che si è allontanata, che scivola via dalle cose del sapere, il che restringe fortemente il vivaio da cui far sviluppare gli Uomini di domani. E’ una moltitudine silenziosa, perché non c’è più, un’assenza che pesa, pesa molto e la macchina della civiltà stenta a proseguire.

La frammentazione che stanno vivendo i dipartimenti delle università italiane è spesso basata più su principi logistici e economici che non su affinità culturali. Questo puó ostacolare lo sviluppo della cultura accademica o è solo un cambiamento organizzativo che non necessariamente influirà sulla qualità della docenza e della ricerca, specificatamente in zoologia?

Viviamo da anni nell’incertezza di una crisi perenne. Negli ultimi venti anni c’è stato uno stillicidio continuo di cambiamenti strutturali e amministrativi dell’università che non riescono a dare nessuna certezza prospettica. I vecchi Istituti in cui siamo nati si sono fusi in Dipartimenti, non sempre in maniera sensata, e ora, col dimezzarsi delle forze in campo, del numero dei docenti (e delle competenze), si sono ulteriormete fusi in strutture più grandi ma, nel complesso, mostruosamente più povere che in passato. Oggi abbiamo un  corso di laurea in Biologia che dura cinque anni invece di quattro. I primi tre vengono pensati, dai docenti e, soprattutto, dagli studenti, in modo sempre meno qualificato. Gli studenti potranno ripulire i loro voti bassi presi nel triennio, che dovrebbe essere quello formativo, con una laurea breve, dalla quale escono in genere con medie basse che non avranno nessun peso nel curriculum successivo, quello che conterà nel loro curriculum. Poi, molto più pomposamente, avranno almeno un centodieci garantito nella Laurea Magistrale in due anni di cosiddetta specializzazione. La zoologia viene insegnata non più in due anni di corso ma, nel migliore dei casi, in tre mesi, per far spazio, giustamente (ma l’anno in più a che serve?), alle altre discipline che nel mio lontano passano vagivano all’interno in un corso di “Biologia Generale”, come ho detto prima. Prendere diciotto in zoologia oggi non è più un problema, non “fa media” che per l’inutile diplomino triennale che sarà presto dimenticato. Il docente ha un pubblico demotivato sia da questi artifizi amministrativi che da un generale e generico disinteresse per il sapere. E allora si, decade la qualità dell’insegnamento, quel poco che il docente ricorda dei suoi studi degli anni precedenti comincia diventare più che sufficiente per portare avanti un corso del triennio. Sono del partito (unico iscritto) di tornare ai quattro anni con una solida tesi finale, il che darebbe il vantaggio, forse, di tornare agli allori di una discreta università del passato e, comunque, per lo studente, di uscire finalmente dal lungo tunnel della scuola con un anno di anticipo. Le specializzazioni professionali possono venire dopo, decisamente orientate sulle prospettive reali di lavoro, se ce ne saranno.

Quali sono ora in Italia i temi più studiati in zoologia, e quali invece quelli che promettono per il futuro?

Trovo particolarmente promettente questa ipotesi del bar code, la possibilità di poter realizzare una immensa scansione della diversità animale del pianeta utilizzando un unico metro di confronto, un’unica frazione di DNA, la stessa per “tutte le specie conosciute”. La tecnologia sempre più “kittizzata” e abbordabile economicamente consentirebbe al tassonomo di un non lontano futuro la diagnosi sicura dell’esemplare che sta studiando, indipendentemente dalle sue caratteristiche morfologiche o dal phylum di appartenenza. Genere e specie. Potremmo disegnare un nuovo Systema Naturae, un albero darwiniano tenuto assieme da rapporti filogenetici che tengono bene, avremmo un’idea meno nebulosa della consistenza della biodiversità, saremmo in grado di realizzare programmi di gestione ai limiti del buon senso, conoscere i flussi di energia all’interno delle biocenosi, fornire agli operatori che si occupano di monitoraggio biologico uno strumento di analisi che richiede scarsa competenza promettendo dati certi. E non parliamo dei vantaggi per le applicazioni (parassitologiche, veterinarie, agrarie…). L’interesse non sta, ovviamente, nell’approccio biochimico di moda: la tecnologia biomolecolare che serve è di ben modesto livello, estremamente ripetitiva. L’interesse sta nella potenziale resurrezione della zoologia classica, quella “antica” che descrive le specie e contemporaneamente “moderna” che ne stabilisce i rapporti filogenetici. Per avere la garanzia che un determinato singolo codice sia relativo a quella e non ad altra specie c’è bisogno di uno specialista che conosca perfettamente il taxon di cui si sta parlando, che sia in grado di disporre dei tipi, o neotipi, o topotipi,  come punto di riferimento di assoluta garanzia per quella determinata, singola specie. Potremmo dare un senso, purtroppo più drammatico perché meno giornalistico e quindi reale, al numero di specie che si estinguono progressivamente con il dilagare dell’antropite, la grande patologia planetaria. Oggi? Oggi si fa di tutto, molti ricercatori bravi, moltissimi che se ne vanno, pochi che entrano. Qualsiasi tematica mi venga in mente ha un nome e cognome, raramente un gruppo, una scuola. Significa che le persone che si occupano dello studio del regno animale sono sempre più poche.


Perchè Iscriversi a Biologia?

Beh, c’è scritto anche su Wikipedia: la Biologia è la scienza che studia tutto ciò che riguarda la vita: a partire dagli organismi più immediatamente visibili, piante, animali, funghi fino a scendere giù giù agli onnipresenti e onnipotenti batteri e archea e virus e poi a risalire su su da questi ultimi pulviscoli genetici alle interazioni infinite tra tutte le creature, interazioni attuali (le mille sfaccettature delle ecologie) o storiche (evoluzione).

Passare cinque anni all’Università (compreso un biennio di specializzazione) a studiare Biologia significa metter fuori la testa dalla quotidiana fanghiglia dei luoghi comuni. Significa acquisire concetti e linguaggi relativi ad un vero universo di fatti e di idee portati alla luce della nostra comprensione da migliaia di persone che hanno trascorso l’esistenza nei laboratori o comunque lavorando con gli organismi. Come può non interessarti?

Per fare che, poi? Si può fare di tutto, dipende dalla qualità di competenza acquisita nel settore prescelto: puoi finire in un laboratorio a esplorare molecole o cellule, progettare farmaci, garantire la qualità degli alimenti, inserirti nell’esercito che si batte per la salvaguardia del pianeta con qualche strumento in più di una gratuita passione, esplorare il mondo per determinare lo stato della biodiversità da cui dipendiamo, trasmettere le conoscenze acquisite sull’armonia e bellezza della vita attraverso la scuola e i musei, infiniti sono i campi in cui si può operare. Certo, lavoro oggi ce n’è poco, non quanto sarebbe bello e necessario, ma nessuno sa come sarà fra cinque anni.  Tu sai che l’unica speranza di avere una vita felice, in cui siano soddisfattele tue individuali esigenze intellettuali e professionali, è provarci con tutta l’anima: se esiste qualcuno che fa quello che tu vorresti fare perché tu no?. E, almeno per cinque anni, dedicati al piacere di vivere, nei limiti del possibile, come vorresti. Tieni comunque serenamente presente che iscriversi all’Università è facoltativo. Se non rientra nei tuoi interessi condurre una vita arricchita da un po’ di sale di conoscenza (fatti non foste…) non ti iscrivere, senza laurea si vive benissimo. E perchè  alla Sapienza? Un docente universitario,  e la metafora può applicarsi a tante altre realtà, è come un albero, deve avere forti radici di conoscenza ottenuta non solo rimasticando il sapere di altri ma avendo voce in prima persona nelle discipline in cui lavora. A testimoniarlo ci sono i risultati ottenuti, pubblicati su riviste specializzate, e, con gli inevitabili limiti, il fatto di essere passato attraverso vari filtri concorsuali. Il tronco è dato dal partecipare alla quotidiana gestione della collettività universitaria di cui fa parte, e non è lavoro da poco. La chioma, quella più appariscente, con le occasionali fioriture di idee, è costituita dai corsi che tiene, le esercitazioni che organizza, le tesi di laurea che segue. La Sapienza, tenendo conto di questa metafora,  è una bella e ricca foresta di sapere.

Roberto Argano, Professore di Zoologia


Giovanissimo, con Augusto Vigna Taglianti al Col de Bretolet

Corso di Tassonomia del Museo di Storia Naturale di Ferrara

Dopo l’esplorazione di una grotta in Chiapas (Messico)

Un momento di riposo al sole di San Cristobal Las Casas (Messico, Chiapas)

con tutti i suoi colleghi in quell’Aula Pasquini che popolò con migliaia di studenti

Alla festa dei 90 anni di Eri Manelli

Roberto in cravatta ….. mai visto

…. lo riconoscete al centro della foto?


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Commenti

19 risposte a “Un tributo per Roberto Argano”

  1. Avatar Claudio Manicastri
    Claudio Manicastri

    Un grande maestro, un amico, un fratello più grande

  2. Avatar Ferdinando Boero
    Ferdinando Boero

    Con Roberto e altri, Bologna, Dallai, Lanzavecchia, Luporini, Melone, Sbordoni e Scalera Liaci, abbiamo scritto un libro di testo di Zoologia. In quell’occasione ho avuto modo di interagire fittamente con lui. Lo conoscevo già da tempo e, per me, era un rituale, quando passavo da Roma, di salire nella sua stanza a chiacchierare. E anche a fumare una sigaretta fuori dal balcone. Era una persone come quelle che piacciono a me, molto serio e rigoroso e, nello stesso tempo, allegro e spiritoso. Ci trovavamo sempre in sintonia. Non l’ho conosciuto come docente ma ho sentito storie su di lui da chi ha seguito le sue lezioni, tutte concordi nel dipingerlo come uno che illuminava. Nel libro che abbiamo scritto assieme ho messo una serie di figure che mostrano come funziona un animale, attraverso una serie di tubazioni. Me lo sono inventato a lezione, per spiegare la strada che fa l’acqua nel nostro corpo per diventare plin plin. Mi fece una montagna di complimenti per quello schema e mi disse che lo usava a lezione. Per me era come se Babbo Natale mi avesse fatto i complimenti per i giocattoli che avevo costruito. Non lo percepivo come uno che aveva 10 anni più di me. Nonostante le sue dimensioni scientifiche, era una persona semplice, che non “se la tirava”. Poteva permetterselo: non aveva niente da dimostrare. Il suo studio era andato a fuoco e ci facemmo un sacco di ridere quando mi spiegò come era andata. Aveva perso tutto, se ben ricordo, ma quel che aveva di importante (quello che era nella sua testa) non poteva andare a fuoco. Sono preparato a perdere i miei punti di riferimento, tutti più grandi di me. Roberto, anche se non lo sapeva, era un mio punto di riferimento. Mi spiace non averglielo detto. Paradossalmente ha fatto più complimenti lui a me di quanti io ne abbia fatto a lui. Un altro segno di grandezza, e una bella lezione di umiltà. Non mi capita quasi più di andare a Zoologia a Roma, mi piacerebbe vedere qualcosa, tornandoci, che ricordi che “quella” è stata per anni la sua stanza. Sentivo, da Michele Sarà, le sue storie di Zoologia a Napoli, in via Mezzocannone. Storie su Salfi e altri. I quell’istituto passò Salvatore Trinchese. Quali saranno state le loro stanze? I miei ultimi anni in servizio li ho passati proprio lì, avevo una stanza a Mezzocannone, ma non sapevo dove, di preciso, erano passati quei nomi. Oggi dimenticati dai più, persino da chi ora ha preso il loro posto. Roberto resterà vivo nella memoria di chi ha avuto la sorte di incrociarlo nel suo cammino di vita. La sua “lezione” merita vita più lunga. Ben oltre una targa fuori dalla sua porta, lo so. Comunque potrebbe essere un inizio. Roberto rifuggiva dalla retorica e non merita la commemorazione “standard” dove si esprime rimpianto per la sua dipartita e si tessono le sue lodi. Sono certo che ne avrebbe riso. Se penso a lui mi viene da sorridere. Rimpiango solo di non aver passato più tempo con lui, ma quel poco è stato comunque prezioso.

  3. Avatar Raffaele Sardella
    Raffaele Sardella

    Grande persona, umana e disponibile, oltre che studioso di immensa competenza e sensibilità … un grande dolore sapere della sua dipartita. Grazie

    1. Avatar Arianna
      Arianna

      Ho conservato quel meraviglioso articolo..”Perché iscriversi a Biologia ?”..l’ ho conservato per quando mia figlia sarà grande e mi chiederà cos’è la Biologia..per quando dovrà scegliere e capire cosa fare…quel giorno le parlerò dei due grandi uomini della mia vita: mio padre e il mio professor Argano…

  4. Avatar Fulvio Fraticelli
    Fulvio Fraticelli

    Grazie Roberto per le bellissime passeggiate nell’oasi WWF di Palo Laziale che io gestivo negli anni ’80. Tu eri il responsabile dell’oasi, ma ti sei sempre comportato da docente, perché quello eri, il migliore, il più simpatico, il più disponibile. Discutevamo su modelli di gestione e mi consigliavi nuovi metodi. Le discovery box sparse nel bosco in cui inserire reperti che i visitatori dovevano maneggiare apprendendo, un grande successo didattico. Sei stato un moderno scienziato con la curiosità del naturalista ottocentesco.

  5. Avatar Maria Flavia Gravina
    Maria Flavia Gravina

    Caro Roberto,
    in questa estrema fase della vita, il mio cuore non è solo pieno di immenso dolore, ma è sormontato dall’inarrestabile desiderio di ringraziarti per quei momenti della tua meravigliosa vita che mi hai rivolto, dando forma alla mia.
    Grazie Roberto,
    per avermi svelato, quarantasette anni fa, che avrei potuto far valere la mia passione per la Natura. Aula Pasquini dell’allora Istituto di Zoologia: noi studenti, affastellati sui banchi disposti a semicerchio, guardavamo il Professore dall’alto in basso; tu, Professor Argano, ci spiegavi il senso dello studio della Zoologia ed è stato allora che, pronunciando una frase che mi è rimasta, e conservo tuttora, impressa nella mente e nel cuore, mi hai rivelato la possibilità che avrei potuto fare della mia passione la mia professione, che avrei potuto guadagnarmi la vita facendo la zoologa. La frase, che da allora ho fatto mia ripetendola (sempre citandone la fonte!) ogniqualvolta i giovani mi chiedono un consiglio, è questa: “Se siete affascinati dal mistero della vita, questo è il vostro posto, altrimenti cercate altrove”.
    Grazie Roberto,
    per avermi scelto come studentessa! Perché io studiavo e studiavo la zoologia, leggevo, incuriosita e affascinata, ogni testo ogni libro… finché arrivò il grande giorno dell’esame. L’aula era piena di studenti in quelle sessioni interminabili di esami (all’epoca eravamo tanti!), finalmente arrivò il mio turno. Tu seduto dall’altra parte della cattedra iniziasti a farmi le domande, ma ad una di queste io ti diedi una risposta sbagliata: mi avevi chiesto la larva degli Unionidae, certi molluschi bivalvi d’acqua dolce, e io risposi “la larva è il triungulino”, la tua espressione cambiò repentinamente in un misto tra critica e stupore, tu non mi dicesti che avevo sbagliato, mi desti il tempo di riflettere ed io, riordinando le idee, mi corressi “Oh, ha ragione Professore, la larva degli Unionidae è il glochidium, il triungulino è la larva foretica dei coleotteri Meloidae!” Tu trasalisti una seconda volta, questa volta con un’espressione di approvazione, mi chiedesti il libretto, scrivesti “trenta e lode” e mi chiedesti se avessi voluto fare la tesi con te…. mi avevi scelto per il mio errore.
    Grazie Roberto,
    per avermi scelto come allieva! Tu mi iniziasti allo studio degli Isopodi, poi mi affidasti a Vincenzo Vomero per avviarmi allo studio degli insetti, ma tu avevi capito che io, più di tutti, ero affascinata dagli animali marini e così mi affidasti a Giandomenico Ardizzone, il giovane allora emergente nella scuola del mare a “La Sapienza” di Roma. E così cominciai a farmi travolgere dallo studio di vermi, molluschi, crostacei, echinodermi, pesci… finché un giorno, quando ero una giovane neolaureata in cerca di un posto, mi chiamasti nella tua stanza… Devo precisare che all’epoca, erano i primissimi anni ottanta, non c’era internet e i bandi dei concorsi venivano pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (periodicamente in vendita presso le edicole), inoltre i bandi per i concorsi comunali, come quello per Conservatore al Museo Civico di Zoologia, non uscivano sulla Gazzetta Ufficiale nazionale, ma su altre fonti non estesamente diffuse, insomma l’annuncio di un concorso, qualcuno te lo doveva dire. Ma tu, prima di dirmi che era uscito un bando di concorso, mi chiedesti se fossi stata disposta ad andare a mettere a posto le collezioni del Museo Civico di Zoologia. Io, naturalmente, risposi entusiasticamente di sì! Allora mi invitasti a studiare bene e a prepararmi un bel tema sui molluschi… io vinsi quel concorso.
    Grazie Roberto,
    per avermi scelto come collega Zoologa! Tu, da appassionato studioso curioso della Natura, eri ben consapevole che non basta tutta una vita per conoscere a fondo gli animali ed eri solito chiamare quelli che consideravi validi colleghi studiosi di specifici aspetti della zoologia, per fare una lezione al tuo posto. Ma tu non te ne andavi durante la lezione, invece restavi lì ad ascoltare, seduto ad un banco tra gli studenti. Quella volta mi chiedesti di tenere una lezione sui molluschi, io naturalmente accettai onorata. Alla fine, tu mi ringraziasti per averti insegnato una cosa che non sapevi…”Impossibile Roberto” risposi io “io non ho nulla da insegnare a te, al contrario, sei tu che hai sempre qualcosa da insegnare a me!” Ma tu mi rispondesti “e invece questa volta tu mi hai rivelato l’esistenza della patella polmonata!” In effetti avevo spiegato agli studenti che alcuni gasteropodi polmonati presentano una conchiglia patelliforme e vivono sugli scogli come le ‘vere’ patelle che, però, sono gasteropodi prosobranchi. Allora io cercai una scatolina particolarmente adatta, ci misi dentro una delle due conchiglie di ‘patelle polmonate’ che avevo e te la regalai… è stato l’unico regalo che ti ho fatto… e tu mi ringraziasti dicendomi “grazie Flavia, è il più bel regalo che mi potessi fare!”
    Ed ora sono qui, io a ringraziare per sempre te, e non certo solo per quello che mi hai insegnato, ma soprattutto perché hai capito la mia vera passione, mi hai aiutato a farla venir fuori, a realizzarla per tutta la mia vita… ti ringrazio, Roberto, perché tu non mi hai dato una mappa per tendere alla destinazione, ma mi hai regalato una bussola per orientarmi nell’intricato groviglio dei percorsi della vita… se io mi rendessi conto di aver dato anche solo un decimo di quello che ho ricevuto da te ai giovani che ho incontrato sulla mia strada, mi sentirei completamente realizzata!
    Grazie Roberto Professore,
    Roberto Maestro,
    Roberto Mentore,
    Roberto Collega Zoologo…
    ma soprattutto grazie Roberto Amico,
    per la ricchezza del tuo spirito che mi hai trasmesso e che continua e continuerà sempre a vivere in me, nelle più o meno giovani generazioni successive, oltre il tempo…. in quell’affascinante mistero della vita a cui hai sempre teso e nel quale ti è capitato ora di immergerti completamente…Non ti dimenticherò mai!
    Con tutto il mio affetto

    Flavia

  6. Avatar Gabriele Gentile
    Gabriele Gentile

    Qualche giorno fa mi sono trovato a ripercorrere alcuni momenti della mia vita in cui Roberto ha avuto parte. Ho sentito il bisogno di mettere i miei pensieri per iscritto. Ora li condivido con voi.

    Era molto difficile per me conciliare il desiderio di frequentare le lezioni di Roberto con il fatto che le sue lezioni iniziavano sempre alle 8:00. Venivo dalla Magliana e questo mi costringeva a delle alzatacce che costavano parecchio. Ma ho cominciato a frequentare davvero l’istituto di Zoologia quando ho capito che la passione che era esplosa mentre studiavo la Zoologia mi avrebbe spinto a cercare di fare una tesi sperimentale in questa disciplina.
    Roberto Argano ha sempre saputo leggere lo spirito dei suoi studenti. Capiva immediatamente quando nelle menti di chi avesse intorno era presente il seme della curiosità. Come un bravo agricoltore nutriva quel terreno, lo custodiva, lo stimolava e faceva germogliare le passioni, idee, favorendo lo sviluppo di un pensiero autonomo con il quale ha sempre voluto confrontarsi e del quale si nutriva a sua volta, animato da un interesse genuino.
    Così fece con me, quando andai a raccontargli il mio travaglio nel mettere a fuoco cosa volevo davvero fare. Ascoltava con attenzione i dubbi e le incertezze di uno studente che, da sempre affascinato dai problemi della Biologia, aveva pian piano capito che la Zoologia era il laboratorio dove l’Evoluzione faceva i suoi esperimenti più belli. In quel laboratorio avrei voluto esserci anch’io.
    “Va bene” mi disse “Pensaci, e quando avrai qualche idea torna da me”. Così cominciò una bellissima avventura. Un periodo meraviglioso in cui si rimaneva tutti in istituto, docenti e studenti, a parlare e discutere di Scienza fino a sera. Roberto ci trattava tutti da suoi pari e ricordo il mio chiaro imbarazzo nel sentirmi non alla sua altezza e premiato oltremisura da tanta considerazione.
    Nel tempo, è diventata un’amicizia, animata da un grande affetto reciproco. Il suo senso dell’ironia nei miei confronti si accompagnava ad una stima che ho sempre avvertito in modo molto forte. Roberto ha sempre seguito il mio sviluppo culturale e di carriera e ho sempre percepito il suo sincero dispiacere e la sua gioia effervescente e profonda nel condividere i miei rallentamenti ed i miei avanzamenti. Quest’anno ho perso entrambi i miei genitori, nello spazio di un giorno. Roberto era là. Mi ha offerto un sorriso. Un abbraccio. Così fanno gli amici.
    Cosa altro posso dire? Che mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato la sintesi e la chiarezza di pensiero. E’ stato il mio mentore, il mio modello come didatta, seppur inavvicinabile. Lui è Mufasa ed io ed altri miei colleghi siamo tutti i suoi Simba. Un po’ di lui è in tutti noi.

  7. Avatar Giovanni Carrada
    Giovanni Carrada

    Caro Roberto,
    ci siamo frequentati poco ma in quel poco hai fatto tantissimo. Le tue erano fra le poche lezioni che valeva la pena frequentare, e per venirti ad ascoltare affrontavo viaggi in moto nel gelo. Mi hai fatto appassionare alla zoologia e mi hai fatto laureare in zoologia. E all’indomani della laurea mi chiedesti cosa volevo fare, e mi desti la prima, preziosissima opportunità per cominciare a fare un lavoro bellissimo. Ci siamo visti l’ultima volta a Cala di Forno, molti anni dopo, io avevo già i figli, mi venisti a trovare per un paio di giorni che furono bellissimi. Insomma, hai lasciato solo bei ricordi. Forse non si può fare di meglio nella vita.
    Buon viaggio
    Giovanni

  8. Avatar Teresa Di Micco de Santo
    Teresa Di Micco de Santo

    E da dove comincio?
    C’è stata così tanta vita in Roberto e con Roberto…
    È stata un’amicizia molto divertente! Il grande professore è la studentessa ignorante! Quanto mi ha bistrattata, fino all’ultimo… e quanto l’ho lasciato fare, quando finalmente ho capito che più mi bistrattava, più mi voleva bene!
    Son sicura che condivido con molto questa sensazione, era così: rudemente tenero e teneramente rude.
    Sono entrata alla sua corte che avevo fatto quattro esami, esatto: non me ne mancavano quattro, ne avevo fatti solo quattro. Quando l’ha scoperto… indovinate? Mi ha cazziata! Ma indietro non si torna e così son stata svariati anni in stanza con lui e con tutta la più varia umanità che lo ha sempre circondato. Quante risate!
    Odiavo le sue MS, glielo dicevo sempre: “le sigarette vanno bene tutte, ma le MS no! Puzzano”. Una sera, mentre andavamo via, mi ha chiesto: “come stai? Bene? Tutto bene?”, “sì perché?”, “perché ti ho sostituito le tue sigarette con le mie nel tuo pacchetto, è tutto il giorno che fumi MS e neanche te ne sei accorta, babbalona”.
    Anche questo è stato il suo modo di insegnare, uno dei più belli, per me.
    Dai miei viaggi gli portavo sempre oggetti strani, che lui rigorosamente non si faceva dire a cosa servissero, voleva studiare, curiosare, fare ricerche, capire. Ma l’ho fregato tante volte: babbalone! Portandogli chincaglierie davvero imprescrutabili, alè!
    E poi la Giordania, con Romolo, e poi Socotra, con Marco e Stefano, e poi la nave oceanografica con Stefania e tanti cari amici e poi e poi e poi… la nascita dei miei figli, la foto di Tommaso che Michela tiene ancora, il mio matrimonio, quando venne tutto in ghingheri, che chi lo riconosceva! E poi e sempre lui in tante fasi della nostra vita.
    Ultimamente ci siamo deliziati a vicenda e con Michela con gli gnocchi del giovedì, quanti giovedì! Quanti gnocchi!
    Eppure troppi pochi…
    Odierebbe tutti questi punti esclamativi, lo so, ma che ci vuoi fà Robè, me li strappi dalle mani…
    Quindi, eccomi qua: difficile dire quanto mi mancherai!!!
    Teresa 🌸 2️⃣3️⃣

  9. Avatar Nicola Baccetti
    Nicola Baccetti

    Ah Robbè, che dispiacere! Sei stato un ganzo, che ti devo dire. Tanti ricordi. C’è ancora la tua sigla scritta col carbone in una grotta di Tavolara. Un abbraccio a Michela.

  10. Avatar Anna Trentalance
    Anna Trentalance

    Roberto.
    Sono certa che a tutti noi sembra impossibile che non ci sia piu’.
    Molti lo ricorderanno come brillante studioso e docente, io lo ricordo come un eterno ragazzo, lo studente che si meravigliava quando, alle esercitazioni, gli esperimenti venivano.
    Per me è stato un raggio di sole che squarciava la mediocrita’ con le sue uscite mai banali, talvolta spiazzanti ma sempre interessanti.
    Era un affabulatore.
    Mi mancherà la sua intelligenza, la disponibilità, la capacità di ascoltare e di amare.
    Il suo amore con Michela e un esempio di come l’eta’ non riesca a sciupare i sentimenti veri.
    Non possiamo e non vogliamo dimenticarlo e continueremo a parlare di lui e a volergli bene.

  11. Avatar Fioretta Palombi
    Fioretta Palombi

    Se le parole di Roberto e il suo esempio arrivassero a chi decide della politica culturale italiana, non sarebbe una
    grande, magnifica rivoluzione?

    1. Avatar Vincenzo

      Sapessi quante volte l’ho pensato.
      Ne sono convinto.

  12. […] il Professor Argano se ne è andato, senza troppi preavvisi. Ecco qui un bel ricordo, sul blog di Vincenzo Vomero. Roberto è stato, secondo me, un gigante del suo tempo. E, in quel suo tempo, un esempio, un […]

    1. Avatar Vincenzo

      NOTA.
      La Graticola di San lorenzo è il Blog di Emilianom Bruner

  13. Avatar Andrea Ponticelli
    Andrea Ponticelli

    Non posso essere triste pensando a Roberto E’ tale la carica di ottimismo , di conoscenze e di bonomia che mi ha lasciato che non riesco ma, forse, non voglio esere triste. Arrivai da lui in Istituto un 23 0ttobre di 50 anni fa su suggerimento di un altro grande biologo e grande uomo che ha avuto grande importanza nella mia vita : Francesco ” Cecco ” Baschieri. Quel 23 ottobre era anche il giorno del compleanno di Roberto e non ho più potuto dimenticarlo . Studentello al secondo anno di biologia mi prospettò immediatamente grandi cose . Era entusiasta perchè gli avevo illustrato la mia passione e anche la mia competenza in alcune cose di mare : subacquea , barche etc.
    Immediatamente mi prospettò di aprire una linea di ricerca sugli Isopodi marini . Finora non me ne sono occupato a sufficienza mi disse . Cosa dissi uscito dalla stanza del Prof : e vaiiiiii !!!!.
    Abbiamo fatto un sacco di cose insieme e ho potuto di Roberto ammirare tante cose :intanto una coltura speventosa e non solo di biologia . Poi il suo modo di essere, di presentarsi agli altri , la sua umiltà , la sua infinità…. bontà . Si bontà . Non lo visto mai litigare con nessuno .
    Le giornate con lui e spesso con la cara Michela ( ricordo una settimana di studio all’isola di Montecristo insieme ) erano sempre una festa .
    E poi l’uomo , l’ amico , il fratello più grande. In tanti momenti faticosi della vita mi sono ritrovato a pensare , di fronte alla difficoltà : come l’affrontrebbe Roberto ? Ma di fronte ad una di queste ,la peggiore , la scoperta di un figlio affetto da una grave malattia genetica, non pensai cosa avrebbe fatto Roberto. Mi precipitai direttamente a casa sua un sabato mattina . Gli spiegai a parole sbiascicate il problema e vidi i suoi occhi letteralemente riempirsi di lacrime. Lacrime vere .
    Questo era Roberto.

  14. Avatar Fernando Nicolò
    Fernando Nicolò

    Ho conosciuto Roberto più di quaranta anni. Facevamo parte di una delegazione, uno per Facoltà, de La Sapienza per definire una convenzione con l’Università del Brasile per progetti di ricerca comuni.
    Già in aereo abbiamo cominciato a parlare ed io, ingegnere, sono rimasto subito affascinato dal suo immaginifico raccontare dell’evoluzione e delle relative tracce lasciate in tante parti del mondo che aveva visitato per le sue ricerche. Da allora è stata, per me e per la mia Rosalba, un’amicizia fraterna e un continuo inesauribile raccontare che hanno lasciato in noi un’impressione profonda.

    Fernando Nicolò

  15. Avatar Alessandro Montemaggiori

    Caro Roberto, che dire?
    Sei stato il professore che ogni studente vorrebbe e dovrebbe avere nella vita, quello che ti cattura, ti intriga e ti rapisce in un vortice fantastico di conoscenza e meraviglia. Il professore vero, che sa tirarti fuori la passione profonda, se ce l’hai, che ti apre il mondo e ti indirizza per il futuro.
    L’averti incontrato e frequentato in uno dei momenti più belli dell’esistenza è stato un grande privilegio, e un onore raro!
    Conservo molti ricordi delle escursioni di oltre 30 anni fa, delle tue lezioni e della tua straordinaria curiosità e voglia di condividere tutta la bellezza e lo stupore del mondo animale.
    E considero un grande regalo le nostre chiacchierate recenti, quando ci incontravamo di fronte alle vetrine dei corridoi di zoologia a parlare di tutto e a ridere del mondo.
    Grazie dunque Roberto, sei stato l’humus dove tanti, tantissimi di noi hanno trovato tutti i nutrienti necessari per crescere e diventare quello che sono oggi. E grazie a Vincenzo, per aver creato questa piccola stanza virtuale, dove entrare, sedersi comodi e ricordare con affetto e riconoscenza una grande persona a noi tutti carissima.

  16. Avatar Alessandro Campanaro
    Alessandro Campanaro

    Ciao Roberto,
    non faccio che ripensare a tutto il tempo trascorso a tuo fianco e torno indietro di 20 anni quando ero tuo studente, tesista, dottorando. Gli anni più belli, senza dubbio, quando l’Istituto di Zoologia era il centro delle nostre vite. Ci hai insegnato la Zoologia, come nessun altro avrebbe potuto. Ci hai insegnato a perseguire i nostri sogni ad ogni costo. La tua cultura, la tua intelligenza, i tuoi racconti hanno plasmato generazioni di studenti e futuri ricercatori. Mi hai fatto conoscere la fotografia naturalistica (qui accanto a me ho ancora il 105 macro Nikon, il tuo unico fondamentale obiettivo), mi hai incitato ad iscrivermi al corso sub, perché “come fai altrimenti a vederli i nudibranchi nel loro ambiente”, mi hai consigliato libri, quadri, suggerito viaggi.
    Ma soprattuto è stato un tuo merito se sono riuscito a fare di una passione un mestiere.
    Sei stato protagonista nei momenti più importanti e decisivi della nostra formazione.
    Tutto è cominciato in Aula Pasquini, sei entrato, l’aula gremita e hai disegnato un cerchio alla lavagna. Quel cerchio era un Paramecio e allora ci hai chiesto quale fosse secondo noi la festa più importante per i protozoi (il 2 novembre, quando tutti si ricordano di riempire di acqua i vasi dei fiori, ovvio) e io in quel preciso istante ho capito che finalmente stavo seguendo il corso per il quale mi ero iscritto a biologia. Da lì a poco quel cerchio è diventato una colonia di protozoi ciliati, è diventato un anemone, un riccio, poi è diventata una specie, un’isola. Pretesti per spiegare i piani organizzativi dei viventi, la speciazione, l’evoluzione, la biogeografia. I cerchi alla lavagna erano accompagnati da racconti di viaggi, le mitiche diapositive, storie di vita e di ricerca sul campo. Mi sono fatto coraggio e ho chiesto insieme ad altri amici se potevamo “preparare le esercitazioni”, altro momento fondamentale, quando finalmente potevi vedere e toccare le “bestie” che a esercitazione ci portava Umberto, che rapidamente sarebbe diventato un amico e compagno di avventure. Con lui quelle bestie andavamo a cercarle, immergendoci a S. Marinella a mezzanotte se necessario, perché il giorno dopo c’erano le esercitazioni sugli echinodermi e bisognava portare gli animali ancora vivi.
    La tua stanza era sempre aperta, ci facevi usare il tuo microscopio e lo stupore di vedere per la prima volta il suolo dall’interno con tutti i suoi abitanti, acari, pseudoscorpioni, collemboli, qualcosa che non si dimentica più.
    Non potevo non chiederti la tesi, mi hanno detto “stai attento non sarà facile”, non lo è stato, ma le cose belle non sono mai facili.
    Ore passate su un vetrino, o a interpretare chiavi in altre lingue, ho capito che significa andare sul campo a cercare gli organismi che però non sono lì ad aspettare te, e poi il laboratorio, il DNA che compensava dove la morfologia faticava a dare spiegazioni. L’esperienze si accumulavano ed è stato normale chiedere di fare il dottorato, le cose diventavano serie, un po’ di spensieratezza passava, ma ancora anni densi di esperienze e passioni. Un percorso costellato di persone, perché eri sempre circondato da amici, colleghi, studenti e nel tuo studio si imparava semplicemente ascoltando i tuoi discorsi, le tue telefonate.
    I momenti più belli ovviamente le escursioni, eri convinto che la zoologia non si facesse solo sui libri e ti battevi per questo, bisognava mettersi gli stivali, frugare nel fango, alzare le pietre, guardare col binocolo. Prendevamo il furgone del BAU, c’era quasi sempre Maurizio con noi e si andava a Canale Monterano, alla foresta del Circeo, al Parco d’Abruzzo… E poi la Sardegna, la tua amata Sardegna, quante missioni nella “Galapagos del Mediterraneo” come la definivi. Rivedo questa foto e mi sembra ieri, ci spiegavi la fauna sotterranea, io non sapevo ancora nulla di chi sarei diventato, di dove avrei vissuto e quale strada avrebbe preso il mio destino. E mi viene una grande nostalgia.

    Grazie per tutto

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