Il Centro Nazionale Biodiversità (NBFC) ha attivato il processo di digitalizzazione delle collezioni naturalistiche nazionali

Buone nuove per i musei naturalistici italiani con un evento storico, davvero memorabile e di enorme significato. Era da tempo che i musei di storia naturale italiani attendevano questo momento. Quasi contemporaneamente alla partenza della nuova fase del Progetto DiSSCo e con i prodromi di una concreta collaborazione con GBIF, la settimana scorsa è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana e sull’equivalente Gazzetta Europea (GUEU) un bando di gara internazionale finalizzato all’inizio della digitalizzazione del patrimonio di collezioni naturalistiche italiane.

L’operazione, di forte impatto museologico oltre che finanziario, è stato possibile grazie alla ferma volontà e alla tenacia dello Spoke 7 del Centro Nazionale Biodiversità (diretto da Telmo Pievani e Isabella Saggio) che aveva da tempo incluso nel programma dello Spoke e nel suo budget una particolare attenzione alle collezioni di storia naturale e ai musei naturalistici.



Dai risultati della prima parte del Progetto CollMap, realizzato dall’ANMS, Associazione Nazionale Musei Scientifici (dal 2014 al 2017) e finalizzato al censimento e alla mappatura dei metadati delle collezioni naturalistiche nazionali, è risultata una prima stima parziale delle collezioni italiane che supera i 26 milioni di esemplari conservati in circa 94 dei nostri musei già censiti. Il progetto CollMap 2.0 ha potuto anche stimare che l’intero patrimonio nazionale possa superare di molto i 70 milioni di esemplari.

L’impegno attuale del NBFC, vista la quantità enorme delle nostre collezioni, visti i tempi limitati dell’operatività Centro Nazionale, l’oggettiva difficoltà tecnica, oltre che tassonomica, del lavoro e i costi elevati di digitalizzazione anche fotografica degli esemplari, ha consigliato di iniziare una catalogazione massiva del patrimonio nazionale a partire dalle collezioni già caratterizzate come raccolte centrali nazionali, scegliendo tra quelle la cui digitalizzazione potesse essere più facilmente automatizzata. In modo, a mio parere molto intelligente, si è pensato di iniziare proprio dal monumentale Erbario Centrale Nazionale F. Parlatore conservato nel Museo dell’Università di Firenze.



Si può capire facilmente la dimensione complessiva dell’operazione che dovrà produrre la digitalizzazione completa di 4 milioni di fogli d’erbario. Azione questa mai tentata prima in Italia nei nostri musei e che diventa propedeutica ad interventi simili sull’intero nostro patrimonio di raccolte naturalistiche.



Qui di seguito alcune caratteristiche tecniche tratte dall’introduzione del capitolato di gara bandito dalla Università di Padova e il link relativo al documento intero.

TITOLO
Gara europea telematica a procedura aperta per affidamento di un servizio di digitalizzazione massiva dei campioni d’erbario conservati presso l’Erbario Centrale Italiano (Herbarium Centrale Italicum), finalizzato alla pubblicazione sul web di dati e immagini secondo standard nazionali e internazionali che ne garantiscano l’interoperabilità e la piena accessibilità attraverso le piattaforme di settore CIG: A007D639BF – CUP C93C22002810006
Base d’asta





5.476.155,80
IVA inclusa

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Il Dipartimento di Biologia (DiBio), nell’ambito delle attività di disseminazione previste dallo Spoke 7 del National Biodiversity Future Center (NBFC), intende procedere all’affidamento di un servizio di digitalizzazione massiva dei campioni d’erbario conservati presso l’Erbario Centrale Italiano (Herbarium Centrale Italicum), finalizzato alla pubblicazione sul web di dati e immagini secondo standard nazionali e internazionali che ne garantiscano l’interoperabilit
e la piena accessibilità attraverso le piattaforme di settore. La collezione oggetto
dell’intervento è definita dall’acronimo FI-HCI ed è conservata a Firenze, presso le collezioni botaniche “Filippo Parlatore” del Museo di Storia Naturale dell’Università (Sistema Museale di Ateneo).
La digitalizzazione massiva dei campioni d’erbario è stata la prima a essere sviluppata su scala mondiale, per la relativa semplicità di maneggiamento e standardizzazione del processo di acquisizione d’immagine da oggetti sviluppati principalmente su due dimensioni; tuttavia essa presenta comunque diverse difficoltà tecniche rispetto a quella dei semplici documenti cartacei, tali da giustificare il brevetto e il perfezionamento, nel tempo, di apparecchiature dedicate. Gli interventi di questo tipo sono i soli sostenibili per affrontare
grandi collezioni in tempi brevi e a costi relativamente contenuti, e si qualificano
generalmente come una tantum perché definiscono uno standard nei risultati che può essere facilmente riproposto per ogni successivo incremento anche tramite metodi di acquisizione non massiva.
La digitalizzazione massiva di un grande erbario è un’attività estremamente complessa, che richiede una perfetta integrazione tra aspetti logistici, gestionali, informatici e di post produzione di dati e immagini. In nessuno dei musei a livello internazionale in cui è stata intrapresa è mai stata affidata alla responsabilità di soggetti multipli, né risulta che ne esistano capaci di svolgere solo una parte delle azioni richieste, demandando ad altri la parte restante. È, pertanto, fuori discussione che per procedere con un’operazione su larga scala,
come quelle già sperimentate in passato con successo negli erbari di Oslo, Washington, Parigi o Helsinki, si debba prevedere sia l’unicità dell’interlocutore (la ditta specializzata nella digitalizzazione massiva) che una serrata collaborazione tra questa e i curatori del museo coinvolto.

  1. Oggetto dell’intervento e durata dell’appalto
    1.1. Oggetto
    Digitalizzazione massiva di 4 milioni di campioni d’erbario dell’Erbario Centrale Italiano di Firenze (di qui in avanti indicato come “FI”), con priorità per la collezione delle tracheofite.
    La singolarità dell’intervento di digitalizzazione massiva nei tempi previsti dall’attuazione del NBFC, nonché i vincoli logistici e le caratteristiche fisiche degli spazi disponibili presso la sede che conserva l’Erbario Centrale Italiano, rendono necessario un metodo di lavoro basato su caratteristiche tecniche e operative imprescindibili quali:
  • sistema di codifica stabile dei campioni in fase preparatoria, tramite QRcodes, che ne permetta l’identificazione univoca;
  • sistema di codifica non permanente a lettura ottica per l’acquisizione automatica dei metadati di contenitore;
  • flusso simultaneo dei campioni e dei contenitori di duplice ordine (cartelle e pacchi) nei quali sono organizzati, tramite nastri scorrevoli a tre binari o altre dotazioni idonee allo scopo;
  • acquisizione fotografica ad alta risoluzione dei fogli d’erbario con sistema di
    correzione automatica delle immagini per le distorsioni e le rotazioni;
  • software di gestione automatica di dati e immagini secondo standard Darwin Core, compatibile con la migrazione periodica e automatizzata degli stessi su GBIF;
  • trascrizione delle etichette tramite accesso da remoto;
  • controllo di qualità dell’acquisizione di immagini e dati da parte dei curatori tramite accesso da remoto …………. continua per 11 pagg …………………………………


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